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lunedì 28 febbraio 2011

In onore di quei "noi" che nessuno ricorderà...

"La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.

La storia siamo noi, siamo noi queste onde del mare,

questo rumore che rompe il silenzio,

questo silenzio così duro da raccontare. [...]

Però la storia non si ferma davvero davanti a un portone,

la storia entra dentro le stanze e le brucia [...]

La storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere,

siamo noi che abbiamo tutto da vincere o tutto da perdere. [...]

La storia dà i brividi perchè nessuno la può cambiare [...]

La storia non ha nascondigli [...]"

Francesco De Gregori ne La storia traccia, con una musica ed un testo a mio avviso toccanti, la storia, appunto, di tutti quegli esseri umani che la Storia (quella con la "s" maiuscola) l'hanno in qualche modo subita: i soldati della prima guerra mondiale - cito a caso - che scrivevano a casa lettere a dir poco commoventi; i volti di tante fotografie e filmati che raffigurano esseri umani sfiniti, spolpati nell'anima, disorientati, abbruttiti, segnati, una volta ancora, dalla Storia...
L'inchiesta che da anni curo per "Storia in Rete" sul caso Moro (riproposta su questo BLOG) è stata egregiamente riassunta, per un suo aspetto che pochi hanno colto, dall'ottimo blogger Domenico Geluardi. Vi rimando al suo post del 17 dicembre 2010: "Il caso Moro [...] è soprattutto una storia di uomini, a volte coinvolti in pieno, a volte solo sfiorati da fatti molto più grandi di un singolo individuo. Tutti, comunque, sono stati in qualche modo segnati: le vittime, i brigatisti, gli investigatori, i politici, i semplici cittadini..." Ebbene, in questa storia si innescano altre storie non necessariamente collegate al caso Moro, ma facenti anch'esse parte del periodo storico trattato, gli anni di piombo, la guerra fredda, quelle aree non ben definite e definibili non si sa quanto legali ed illegali, per non dire coesistenti nella stessa persona o funzione. Mi sono imbattuto in una di queste storie, una storia umana, giornalisticamente poco rilevante (se non per niente) e quindi... e quindi chi se ne importa! Via, si passa oltre... già, si passa oltre... ma la storia, lo ha scritto De Gregori, "entra dentro le stanze e le brucia". E le stanze rappresentano le singole vite investite dalla storia o dal rapporto con la storia, senza neppure saperlo. Avere come parente (marito, amante, zio, nonno e lascio a voi altri gradi di parentela) un pezzettino di storia, specie quella degli anni '60-'70, può causare ancor oggi sofferenza e sconcerto. Perchè "la storia non ha nascondigli, nessuno la può cambiare" e se te la raccontano in un certo modo, se ti dicono che le tue radici (tuo padre, tua nonna, ecc.) sono in un certo modo e tu vieni a scoprire - sempre nel modo peggiore, nella maniera più brutale - che così non è, che queste tue radici hanno fatto il gioco talvolta sporco della storia... beh, ti crolla un mondo, un "gancio in mezzo al cielo"... e allora, se ami la VITA e la VERITA', se sei un autentico essere umano, un'autentica donna o uomo, allora VUOI SAPERE, CONOSCERE, CAPIRE! Perchè ti manca il classico tassello che forse hai sempre intuito, ma nessuno in casa ti ha mai aiutato a trovare e mettere al posto giusto. La storia, dicono, la fanno i grandi, ma la vivono i piccoli, non sempre nella tragedia, anche nello sviluppo e nel progresso, certo, ma quanta tragedia ha segnato i piccoli. Grazie al mio ricercare mi è capitato di incontrare alcuni fra questi piccoli. Gente che è disorientata perchè "la storia non sempre mi è stata raccontata per farmi crescere, di dentro", perchè mia nonna, mio zio, ecc. forse non è stato l'eroe che credevo, non ha fatto tutto quello che mi è stato detto, mio papà è stato in carcere per via dei suoi errori, inquadrabili in un particolare contesto storico, ma nessuno me lo ha detto, e lo vengo a sapere soltanto alla fine... la storia brucia anche a distanza di 30, 40, 50, 60 anni dall'accadimento dei fatti, se si crede nelle radici, nell'attaccamento alle proprie origini. Gente come Gianfranco, Andrea, Angelo - nomi a caso, piccoli nomi che nessuno mai ricorderà nel ciclo della Storia - ci tengono a queste origini e vorrebbero conoscerle, senza se e senza ma, senza nascondimenti assurdi ed inutili. La storia va raccontata, non come una fiaba, ma al momento giusto va spiattellata perchè la menzogna stupra la nostra capacità di giudizio. Voglio conoscere la mia storia, le miei origini. Poi deciderò se nascondermi dietro ad un dito, se rifiutarla o se caricarmela sul groppone delle mie esperienze personali e collettive. Ma voglio farlo liberamente! Non mentite, vecchi, ai vostri figli, che sono le generazioni successive a voi! Dategli la possibilità di sapere. Aiutateli a sapere! Preparateli anche a soffrire. Un essere stuprato, in ogni senso, è un essere che rischia di perdere la giusta direzione perchè ha subito l'insensata volontà di altri che in vari modi hanno deciso ciò che era bene per lui oppure ciò che semplicemente - un "semplicemente" che ti entra dentro e ti devasta - era bene per se stessi. Un "bene per se stessi" che non tiene conto della singola persona e dei singoli percorsi di ognuno di noi. Fate, insomma, storia orale, trasmettete ciò che avete visto, e fatelo con Amore, cioè con Verità. In caso contrario, la storia non è servita a nulla e voi non avete capito nulla.

venerdì 28 gennaio 2011

Il sondaggio di DIALOGO ITALIANO sul caso Moro

Il 30 gennaio si è concluso il mini-sondaggio di DIALOGO ITALIANO. Questa la domanda:
"Pensate che oggi abbia ancora senso andare alla ricerca della verità storica sull'eccidio di via Fani, sul sequestro e sull'uccisione di Aldo Moro?"
Le possibili risposte:
1- SI
2- CERTAMENTE, QUANDO LA VERITA' E' MONCA NON SI PUO' SCRIVERE LA STORIA
3- NO
4- NON SO
Questi i risultati, dopo circa 70 giorni di sondaggio online: 16 risposte così distribuite: domanda 1, 9 risposte (56%); 2, 6 risp. (37%); 3, 1 risp. (6%); 4, 0 risp. (0%).
Che dire...
Intanto mi piacerebbe conoscere la persona della risposta 3. Potrebbe spiegare la ragione della sua risposta? Lo ringraziamo se vorrà risponderci. Per il resto... 70 giorni, 16 persone. Moro merita qualcosa di meglio, una partecipazione maggiore. Ma per queste 15 (+1) persone proseguiremo. Grazie.

giovedì 27 gennaio 2011

Theorema

Segnalo una serie di post di Domenico Geluardi, blogger di "Osservatorio": quello del 7 ottobre 2010, del 1 dicembre 2010 e del 7 gennaio 2011, riferiti all'inusuale collaboratore del periodico "Theorema - rivista italiana di sicurezza, geopolitica e intelligence", ossia Valerio Morucci. Rimando anche ai commenti de "La Voce delle Voci" (pezzo del 5/1/2011 di Andrea Cinquegrani). Non intendo riprendere le peraltro acute considerazioni di Geluardi. Non voglio neppure domandarmi la profonda ragione che vede un personaggio come Valerio Morucci all'interno di un contenitore che, a mio avviso, non dovrebbe contenerlo. Sono del parere che gli uomini e le donne, anche coloro i quali si sono macchiati del peggiore dei delitti, possano risorgere dalle loro stesse ceneri. Tutti hanno diritto ad una nuova vita. Il fatto che un ex BR collabori con una rivista come "Theorema" non mi sorprende per via dei suoi trascorsi. "Ex" connota, di per sé, una vita trascorsa, un capitolo aperto e definitivamente chiuso, almeno così dovrebbe essere... Mi disorienta il fatto che quell'ex BR sia Valerio Morucci. Ci manca soltanto di trovare anche il nome di Mario Moretti nel comitato scientifico e saremmo a cavallo... ma forse non si arriverà a tanto...
"Capisco che per Valerio Morucci - scrive Geluardi nel suo post del 7 gennaio - non c'è più niente di importante da scoprire sul sequestro Moro, ma le cose non stanno così. E proprio lui potrebbe dare preziosi contributi di verità. E invece abbiamo questi articoli su una rivista [Theorema] vicina alla "destra sociale" del sindaco di Roma". Condivido in pieno.
L'agguato di Via Fani, raccontato da Valerio Morucci nel suo Memoriale del 1986 presenta una versione comunemente accettata. Sto parlando della vulgata. Viene in mente la versione del col. Valerio nei confronti della fucilazione di Mussolini, letteralmente smontata dalla Storia. Eppure, ancor oggi Mussolini è stato ucciso dal col. Valerio, alias Walter Audisio. La verità di comodo fa star bene tutti. Ieri come oggi. Oggi come ieri.
Vi regalo due chicche, a riprova del fatto che evidentemente c'è qualcosa che non quadra nella storia di quei giorni e dei loro protagonisti. Sono tratte da un'opera poco conosciuta - ne consiglio la lettura - scritta dal fratello di Aldo Moro, Alfredo Carlo Moro, "Storia di un delitto annunciato" (Editori Riuniti, Roma, 1998).
La prima è riferita al suo (in quanto scritto da lui) Memoriale sull'agguato di via Fani.
Scrive A.C.Moro:
"Ed è quanto meno singolare che il Morucci abbia, in modo alquanto sibillino, dichiarato ai magistrati romani in ordine al suo memoriale: "Posso dire che alcune parti possono essere state redatte da me, ma non ricordo di avere steso l'intero elaborato". (p. 40)
Incredibile, nel senso di non credibile!
Un simile Memoriale si ricorda di averlo scritto da soli o in allegra compagnia!
Ciò che mi stupisce di un personaggio come Valerio Morucci è la serenità espositiva. Frasi sibilline pronunciate senza alcun problema, forse senza neppure il timore di essere contraddetto. Tranquillo come un bebé in culla... che si sente protetto...
Altra chicca, sempre dal libro di A.C.Moro:
"E non è - mi sembra - privo di significato il fatto che Morucci, il maggiore difensore della "purezza" delle BR, avanti alla Commissione stragi della XIII Legislatura ha affermato che se le BR erano state condizionate non dovevano chiederlo a loro ma dovevano indagare sui condizionatori, aggiungendo una frase sibillina ma inquietante: "Io non lo so, ma se voi sapeste dove l'esecutivo delle BR si riuniva a Firenze si potrebbero aprire nuovi scenari". (p. 169) Che altro aggiungere? Tanto, ma per ora è sufficiente.

mercoledì 26 gennaio 2011

La verità negata.... agli italiani

Cari lettori italiani, vi consiglio - caldamente - la visione di un "vecchio" film di inchiesta passato inosservato. Già per questo merita d'esser visto, rivisto, meditato, digerito... perchè è un po' indigesto. In realtà il film inchiesta non è vecchio, è stato presentato a Roma nel 2008. Il titilo è emblematico: "Moro, la verità legata". Il regista si chiama Carlo Infanti. Consiglio la visone, per almeno 3 volte, prendendo qualche appunto, dalla seconda visione in poi. La prima visione è d'insieme perchè il film inchiesta è un'immensa pittura a tinte forti che va ben oltre i films finora realizzati sull'affaire Moro. Personalmente non amo esplodere in urla entusiastiche per le verità rivelate. Proprio no. Forse dipende dall'esperienza. Forse è meglio così. Entusiasmo razionale, pacato, possibilista, ma pur sempre razionale. Nel mio piccolo, anche attraverso la mia inchiesta sul caso Moro/Spachtholz, ho compreso una VERITA' sul caso Moro in generale - verità chiara nel suo complesso, nebulosa per quanto riguarda i mille dettagli FONDAMENTALI di quei terribili giorni - : l'affaire Moro ha rappresentato una tra le più complesse, articolate, stratificate e trasversali operazioni politico-militari nell'Europa della guerra fredda. Su questo non ho dubbi. Sul resto, le verità sono molte e non necessariamente giuste o sbagliate, vere o false. Complesse e talvolta indecifrabili sì. Il film di Carlo Infanti, "Moro la verità negata" (agli italiani, aggiungo io) merita di essere studiato a fondo ("visto" non rende il senso del mio sentire) quale ipotesi di lavoro. Personalmente la considero una vera e propria ipotesi di lavoro. Una sorta di inizio, non certo la conclusione. Per questo merita di essere "digerito", con serenità, senza giungere a conclusioni immediate. Basterebbe, arrivati alla terza visione, un "PERO'...", forte, duro, discorsivo, proiettato al domani. Suggerisco infine due letture: una tratta dal sito di Infanti , l'altra un'intervista allo stesso. Possono aiutare a comprendere la natura del suo lavoro.