
Questo argomento non piace ai nostri politici e sembra interessare poco anche la cosiddetta società civile. Parlo dell’Interruzione Volontaria della Gravidanza, detta IVG. Guai a chiamarla uccisione di una vita perché la vita, magicamente, diventa tale solo alla 12° settimana di gestazione. E prima della 12° settimana? Un giorno prima della 12° settimana? Non è vita, perché se fosse tale e la uccidessimo, saremmo perseguiti penalmente. E invece la legge stessa ci insegna che l’aborto provocato entro le 12 settimane non costituisce reato. Dopo, spuntando magicamente la vita, sì, è reato. Prima, no. In Italia di aborto non si parla più poiché c’è la legge 194 del 22 maggio 1978. C’è, è viva e vegeta”, per buona pace di tutti, inclusi molti cristiani che sgranano rosari, sbaciucchiano statuette di Padre Pio e praticano l’aborto, non dico senza alcun travaglio interiore - specie nel caso in cui la creatura potrebbe nascere con malformazioni -ma lo praticano. I nostri politici non parlano più di aborto, o se ne parlano i toni sono tiepidi, per una semplice ragione: chi è favorevole alla liberalizzazione dell’aborto rappresenta un elettorato ormai trasversale. In definitiva, gli abortisti li trovi in ogni schieramento ed essendo questo un problema di coscienza, meglio non sollevarlo. Ma per chi considera la coscienza un fattore preminente nella propria vita, la tragedia di centinaia di migliaia di vite stroncate ogni anno in Italia prima del nascere, non può essere taciuta. Ed ecco quindi una sintesi di questa silenziosa tragedia, suggerita dal “Centro di aiuto alla vita” (si rimanda a questa utilissima panoramica in aiuto della vita: http://www.siticattolici.it/Associazioni_e_Movimenti_Ecclesiali/MpV_e_CAV/).
Onestamente non so se si potrà mai limitare sensibilmente la tragica pratica abortiva ormai legalizzata da 30 anni. Cionondimeno, chi è mosso dalla propria coscienza, da quella voce interiore che è frutto della Fede o della Sensibilità (perché non è necessario essere cristiani o credenti per sostenere posizioni nettamente anti-abortiste) non può mollare mai nella battaglia per la vita. Le ragioni che conducono una donna ad abortire sono molteplici, non di rado dettate da leggerezza, ignoranza, mancato sviluppo di una indispensabile interiorità (che si creda in Dio o meno). Ma c’è anche paura, disperazione, assenza di aiuto, forse perché chi le sta attorno non è maturo, genitori inclusi. Abrogare l’attuale legge sull’aborto (sto volutamente estremizzando) sarebbe una pazzia. “Va dove ti porta il cuore”, ma con i piedi ben saldi a terra! Certo è che per abbattere, drasticamente abbattere, la percentuale di uccisioni legalizzate di bambini e bambine (italiane, comunitarie ed extracomunitarie) in questo nostro triste Paese in preda ad un forsennato relativismo, bisognerebbe sviluppare una lunga (temporalmente parlando) politica che non vedo neppur lontanamente all’orizzonte, ossia il potenziamento, lo sviluppo nonché la creazione di strutture adeguatamente diffuse sul territorio (in stretto rapporto con le strutture ospedaliere) di sostegno alla famiglia e ai nuovi nati non desiderati; un più agevole iter per ottenere l’adozione di creature non desiderate; la diffusione della cultura della vita, nelle scuole (sin dalle elementari) e da parte delle istituzioni (pubblicità progresso)… ma questo ho paura che sia solo un pio desiderio, perché per molti, per moltissimi, questo è un Paese moderno, anche per aver acquisito tali diritti. Io non lo credo, senza però criminalizzare una delle due vittime di questa strage quotidiana: la futura madre, vittima di se stessa, della sua disperazione, della sua solitudine, della sua impreparazione. Una vittima a cui il “Centro di aiuto alla vita” offre il suo aiuto, senza giudicare, con discrezione, per il bene di tutti, della donna che sta per consentire a un medico (medicina, ossia “scienza che si occupa dello studio delle malattie, della loro prevenzione, diagnosi e terapia”) di premere il grilletto e della creatura che è vita sin dal suo concepimento, non sulla base di un credo cosiddetto religioso, ma per una semplice, oserei dire pleonastica, questione di buon senso: l’unione dell’ovulo con lo spermatozoo, che dà origine all’embrione, “stato precoce dello sviluppo di un organismo pluricellulare”, ossia vita al suo principio, che la legge (e parte della scienza!) afferma non essere vita fino alla 12° settimana. Domanda: e tutte quelle creature “aspirate” col metodo Karman dove finiscono? Neppure un funerale? No, naturalmente non si può fare il funerale a ciò che non è mai stato vivo.... e che io considero vivo, naturalmente.