Cerca nel BLOG

lunedì 20 ottobre 2008

Figli non nati, parte di questa Italia...







Questo argomento non piace ai nostri politici e sembra interessare poco anche la cosiddetta società civile. Parlo dell’Interruzione Volontaria della Gravidanza, detta IVG. Guai a chiamarla uccisione di una vita perché la vita, magicamente, diventa tale solo alla 12° settimana di gestazione. E prima della 12° settimana? Un giorno prima della 12° settimana? Non è vita, perché se fosse tale e la uccidessimo, saremmo perseguiti penalmente. E invece la legge stessa ci insegna che l’aborto provocato entro le 12 settimane non costituisce reato. Dopo, spuntando magicamente la vita, sì, è reato. Prima, no. In Italia di aborto non si parla più poiché c’è la legge 194 del 22 maggio 1978. C’è, è viva e vegeta”, per buona pace di tutti, inclusi molti cristiani che sgranano rosari, sbaciucchiano statuette di Padre Pio e praticano l’aborto, non dico senza alcun travaglio interiore - specie nel caso in cui la creatura potrebbe nascere con malformazioni -ma lo praticano. I nostri politici non parlano più di aborto, o se ne parlano i toni sono tiepidi, per una semplice ragione: chi è favorevole alla liberalizzazione dell’aborto rappresenta un elettorato ormai trasversale. In definitiva, gli abortisti li trovi in ogni schieramento ed essendo questo un problema di coscienza, meglio non sollevarlo. Ma per chi considera la coscienza un fattore preminente nella propria vita, la tragedia di centinaia di migliaia di vite stroncate ogni anno in Italia prima del nascere, non può essere taciuta. Ed ecco quindi una sintesi di questa silenziosa tragedia, suggerita dal “Centro di aiuto alla vita” (si rimanda a questa utilissima panoramica in aiuto della vita: http://www.siticattolici.it/Associazioni_e_Movimenti_Ecclesiali/MpV_e_CAV/).
Onestamente non so se si potrà mai limitare sensibilmente la tragica pratica abortiva ormai legalizzata da 30 anni. Cionondimeno, chi è mosso dalla propria coscienza, da quella voce interiore che è frutto della Fede o della Sensibilità (perché non è necessario essere cristiani o credenti per sostenere posizioni nettamente anti-abortiste) non può mollare mai nella battaglia per la vita. Le ragioni che conducono una donna ad abortire sono molteplici, non di rado dettate da leggerezza, ignoranza, mancato sviluppo di una indispensabile interiorità (che si creda in Dio o meno). Ma c’è anche paura, disperazione, assenza di aiuto, forse perché chi le sta attorno non è maturo, genitori inclusi. Abrogare l’attuale legge sull’aborto (sto volutamente estremizzando) sarebbe una pazzia. “Va dove ti porta il cuore”, ma con i piedi ben saldi a terra! Certo è che per abbattere, drasticamente abbattere, la percentuale di uccisioni legalizzate di bambini e bambine (italiane, comunitarie ed extracomunitarie) in questo nostro triste Paese in preda ad un forsennato relativismo, bisognerebbe sviluppare una lunga (temporalmente parlando) politica che non vedo neppur lontanamente all’orizzonte, ossia il potenziamento, lo sviluppo nonché la creazione di strutture adeguatamente diffuse sul territorio (in stretto rapporto con le strutture ospedaliere) di sostegno alla famiglia e ai nuovi nati non desiderati; un più agevole iter per ottenere l’adozione di creature non desiderate; la diffusione della cultura della vita, nelle scuole (sin dalle elementari) e da parte delle istituzioni (pubblicità progresso)… ma questo ho paura che sia solo un pio desiderio, perché per molti, per moltissimi, questo è un Paese moderno, anche per aver acquisito tali diritti. Io non lo credo, senza però criminalizzare una delle due vittime di questa strage quotidiana: la futura madre, vittima di se stessa, della sua disperazione, della sua solitudine, della sua impreparazione. Una vittima a cui il “Centro di aiuto alla vita” offre il suo aiuto, senza giudicare, con discrezione, per il bene di tutti, della donna che sta per consentire a un medico (medicina, ossia “scienza che si occupa dello studio delle malattie, della loro prevenzione, diagnosi e terapia”) di premere il grilletto e della creatura che è vita sin dal suo concepimento, non sulla base di un credo cosiddetto religioso, ma per una semplice, oserei dire pleonastica, questione di buon senso: l’unione dell’ovulo con lo spermatozoo, che dà origine all’embrione, “stato precoce dello sviluppo di un organismo pluricellulare”, ossia vita al suo principio, che la legge (e parte della scienza!) afferma non essere vita fino alla 12° settimana. Domanda: e tutte quelle creature “aspirate” col metodo Karman dove finiscono? Neppure un funerale? No, naturalmente non si può fare il funerale a ciò che non è mai stato vivo.... e che io considero vivo, naturalmente.

domenica 5 ottobre 2008

L'Italia è fatta anche da questi uomini



Oggi ho visto questo pieghevole e immediatamente ho pensato al mio Blog, ho pensato alla nostra storia fatta di tante, troppe ombre, ma anche di Luci così intense che mai nessuno potrà spegnere, e questa non è retorica. E' la vita di don Puglisi, un uomo santo, indipendentemente dal credere o dal non credere. Invito alla lettura di questo intenso pieghevole e alla visita del sito http://www.padrepinopuglisi.net/. Grazie ad esso potrete, potremo, saperne di più, conoscere più a fondo un uomo che aveva la sola colpa di essere un uomo, forte della sua Fede. E ancora: il papa e la Sicilia, il delitto Puglisi, mafia e Vangelo incompatibili, ecc.

venerdì 3 ottobre 2008

Vale la pena di difendere questo Stato?



Questo lungo articolo apparso sul settimanale “Epoca” il 05 aprile 1978 è di grande interesse per tutta una serie di ragioni: le frammentarie informazioni che emergono dalle indagini delle forze dell’ordine, il dubbio che la nota, tristemente nota, foto di Aldo Moro nel “carcere del popolo” possa essere un montaggio e, elemento di grande valore morale, “la polemica sul ruolo degli intellettuali” durante i giorni del sequestro". “Vale la pena di difendere questo Stato?”, ci si domanda. E’ una domanda apparentemente assurda: certo che vale la pena! Lo Stato contro i terroristi, la scelta è chiara, no? E se la risposta non fosse così chiara, così netta, pur aborrendo i metodi delle BR? E se la risposta non fosse o bianco o nero? “Con mezzi terroristici – scrive l’acuto ed introspettivo Leonardo Sciascia – polemizzando col mio silenzio, vogliono che io dica o che bisogna difendere questo Stato così com'è, o che hanno ragione le Brigate Rosse. Tutta la mia vita, tutto quello che ho pensato e scritto, dicono che non posso stare dalla parte delle Brigate Rosse. E in quanto a riconoscermi nello Stato così com’è (e sarebbe più esatto dire com'era fino al rapimento dell'onorevole Moro), continuo a dire di no”. Leggendo le analisi, i commenti, le affermazioni contenute nell’articolo di Raffaello Uboldi, penso all’uomo Aldo Moro nella sua “cella”, vittima di una politica molto probabilmente impensabile, in quel contesto politico interno e soprattutto internazionale. Penso all’uomo, alle sue lettere, al nipotino Luca, al suo desiderio di Luce, di uno spiraglio… pensieri lontani dalla politica… oppure no? Uomo o Stato? Per Cirillo si privilegiò l’uomo… per Moro quello Stato in cui Sciascia non si riconosceva e che, profeticamente, comprese che l’affaire Moro avrebbe segnato uno spartiacque tra il prima e il dopo.

mercoledì 17 settembre 2008

Idrolitina e Galateo "moderno"...



Mi ha colpito questa pubblicità della mitica (mitica per chi la ricorda e l'ha gustata, come il sottoscritto) idrolitina, con tanto di consigli... non per l'uso, ma per un corretto comportamento con il "personale di servizio" e l'emergenza "stuzzicadenti"!
Quadretti di un'altra Italia (osservate le due immagini, specialmente l'atteggiamento velatamente deferente della "donna di servizio" nei confronti della padrona di casa), direttamente dal 1957 ("Epoca" del 18.08.57).

Insolite immagini presidenziali...

Immagini inusuali del Presidente della Repubblica Gronchi durante un momento di riposo (tratto dal settimanale "Epoca" del 18 agosto 1957)

Informazione e terrorismo direttamente dal 1978...

Direttamente dal 1978, proprio nei giorni del sequestro di Aldo Moro (l'articolo è tratto dal settimanale "Epoca" del 5 aprile 1978), un argomento che divise le coscienze: i comunicati delle BR vanno o non vanno pubblicati? E' lecito, oltrechè saggio, in un clima di guerra, pubblicare i comunicati del nemico? Vittorio Gorresio risponde, a mio parere nella maniera opportuna, a questo importante quesito morale.
Mano a mano che procedo lungo il difficile cammino intrapreso con questo Blog, mi rendo sempre più conto che il passato toccato con mano, anche soltanto attraverso un settimanale, è un passato che in qualche modo rivive sonoramente, particolari del nostro Paese che hanno il sapore, l'odore - o il profumo, dipende dai contesti - di ciò che siamo stati.

martedì 5 agosto 2008

"I miei morti"...


I due libri ritratti nell'immagine li avevo già segnalati nel post del 20 luglio, "destra estrema e criminale: un mondo poco conosciuto", ma in questo post vorrei evidenziare - e caldamente suggerirne la lettura - quanto emerge da due opere nettamente differenti, ma ugualmente toccanti, per alcuni versi persino in grado di disturbare, mai di indignare, come spesso mi accade quando sento (e sentivo, negli anni '90) parlare alcuni ex BR di superamento, confronto politico, ecc., il tutto come se i loro morti fossero stati una sorta di incidente di percorso sulla via della loro battaglia politico-rivoluzionaria.
"I terroristi della porta accanto" è un lavoro che definirei psicologico, a tratti intimistico.
"Storia nera" è invece un'opera più di inchiesta, seppur non disdegni il lato psicologico di determinate scelte criminali che tanta sofferenza hanno riversato sul nostro Paese.
Entrambe le opere ripercorrono la vita e le imprese degli ex terroristi Nar Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. Per fornire un assaggio (fors'anche un pugno nello stomaco) a coloro i quali non hanno mai letto questi due ottimi lavori, riporto un breve passo tratto da "I terroristi della porta accanto", dove Valerio Fioravanti parla dei "suoi" morti, e lo fa con agghiacciante sincerità e limpida introspezione. Tutt'altra caratura umana rispetto alle difficilmente qualificabili dichiarazioni dell'ex BR Raffaele Fiore (ved. miei 3 post del 24, 27 e 29 maggio 2008), che nessuno ha avvisato (visto che lui non se n'è accorto) della fine degli anni di piombo! Se più volte ho ribadito che le vittime di quella sanguinosa stagione storica hanno avuto spazi risicati per esprimere il loro dolore e il loro punto di vista, non intendevo certo affermare che la voce dei terroristi non significhi nulla e non sia utile alla comprensione di un fenomeno storico che ha indelebilmente segnato l'Italia. La loro voce è fondamentale per capire, come lo è la voce di tutti gli attori di un epoca storica. E' che tutti avrebbero dovuto avere il diritto di parola e di replica, cosa che le vittime del terrorismo non hanno avuto, lasciando il campo libero (non certo per una spontanea scelta) agli ex rivoluzionari pentiti, dissociati, ecc.
La vicenda dei Nar, ricostruita nei due volumi, è una vicenda costellata da una violenza giovanile che colpisce per efferatezza e follia patologica di una generazione, che Valerio Fioravanti e Francesca Mambro hanno cercato, e credo vi siano riusciti, di spiegare con rispetto per la storia e per i morti, tutti, i loro amici e le vittime di quella follia.
Inoltre, mi riferisco a "Storia Nera", il giornalista Andrea Colombo assieme ai due ex Nar traccia una contro inchiesta sulla strage di Bologna, l'unica in Italia ad avere un colpevole.... peccato che non è quello giusto. Buona lettura!