Mi sono già occupato, seppur brevemente, di questo spinoso e sempre attuale problema: nei post del 25 e del 26 aprile 2008. Ora propongo questo articolo tratto da "L'Europeo", n.38 del 1958 (pubblicato su “L’Europeo" n.4, ottobre 2002, “Cinquant’anni di eros e tabù”), anno di chiusura delle cosiddette “case chiuse”. Gettare fango, a priori, sulla legge Merlin e sulla stessa senatrice Merlin è sinonimo di superficialità, e in questo senso il pezzo è di indubbio interesse. Merita davvero di essere letto con attenzione, tenendo sempre un occhio al passato e uno al presente che, in tema di prostituzione, è davvero un presente triste e squallido. “Fino a che punto siamo preparati per fronteggiarne le conseguenze?” (della chiusura) si chiedeva, giustamente, il giornalista. Oggi invece dovremmo chiederci: fino a che punto siamo preparati per fronteggiare il caos esistente? E in quale modo contenerlo? Sì, contenerlo, perché un simile problema è cronico nella storia dell’umanità e quindi pensare di risolverlo è pura demagogia.
mercoledì 18 giugno 2008
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1 commento:
Mi chiedo, nell'ipotesi di una riapertura, seppur attualizzata, delle "case chiuse", e quindi potremmo parlare di una sorta di regolamentazione della prostituzione stessa, come la "prenderà" la criminalità che controlla la propria "merce" umana. E' ipotizzabile una "guerra" con chi non ha nessuna voglia di migliorare la qualità di vita, e delle città e delle prostitute stesse?
Complimenti per il bel sito.
Anna, Torino
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