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giovedì 28 ottobre 2010

Fenzi e i suoi silenzi...



La mania di conservare tutto fa sì che la casa ed il PC si riempiano di articoli, quotidiani, libri, riviste, ritagli, nonché scansioni di articoli di varia natura. Questa vecchia intervista tratta da "Il Sabato" del 12 gennaio 1991 merita, ancor oggi, d'esser letta. Ahimè è ancora fresca... e questa freschezza dovrebbe farci riflettere. Enrico Fenzi, ex BR, utilizza toni dimessi, in qualche modo cerca di dare "un colpo al cerchio e uno alla botte" quando parla di Moretti, ma le sue parole - a mio avviso sostanzialmente sincere - fanno riflettere, allora (19 anni fa) come oggi. Si tratta di un'intervista che non rivela nulla di nuovo, di sconvolgente, ma tra le righe si percepisce un disagio... tra le righe emergono ulteriori quesiti... i soliti, ahimè. Perchè Moro è stato ucciso? Perchè è finita com'è finita? Perchè - politicamente, intendo - uccidere la scorta? Perchè non diffondere gli scheletri nell'armadio della DC e dello Stato italiano? E' una intervista da leggere attentamente...

3 commenti:

Francesco ha detto...

Graditissimo ritorno! Seguo, quando il tempo libero me lo consente, il tuo blog. L'articolo è davvero ancora attuale. Il problema è proprio la sua attualità, come scrivi, 20 anni dopo. Si arriverà mai ad un quadro esaustivo? Ormai la giustizia ha fatto quello che poteva. Non ci resta che la storia, ammesso che qualcuno sia ancora interessato a sapere...
Francesco

Domenico ha detto...

E' un'intervista significativa. Può apparire sorprendente il silenzio all'interno delle Brigate Rosse circa l'operazione Moro, ma probabilmente altra scelta non c'era. Si sarebbe dovuto ammettere un ruolo non pienamente autonomo, con conseguenze ancor più disastrose per l'organizzazione.
Illuminante, con il senno di poi, la risposta di Fenzi che argomenta circa gli svariati ergastoli di Moretti e Gallinari: dove sono finite queste pene così dure?

Luciano ha detto...

Credo che Fenzi sia stato un "puro" e pertanto piuttosto deluso dall'esperienza della Lotta Armata, visti i dubbi, i macigni emersi dopo, in carcere e nelle varie inchieste successive. Luciano