Le elezioni Regionali si sono concluse, i dibattiti televisivi sono ricominciati e... no, non è di questo che vorrei parlare. Vorrei invece parlare dei cattolici della mia città, Torino, così come mi rivolgo anche a quei non-cristiani che tuttavia si riconoscono in determinati valori fondamentali che sono propri del mondo cattolico. Mi riferisco all'inizio e fine vita e tutto ciò ad esso correlato, alla concezione della famiglia, alla bioetica, alla politica in senso sociale.
Ritengo legittima l'esistenza di forze politiche fondate su un'etica radicalmente differente da quella cattolica: pensiamo alla concezione della sacralità della vita - propria di una visione cosiddetta cattolica - e alla concezione di qualità della vita, a Torino ben rappresentata dal prof. Mori e dal dott. Viale. Concezione, quest'ultima, che personalmente trovo aberrante, ma del tutto lecita in una società come la nostra che -a parte la non esistenza, condivisibile, di uno stato etico - è tutto tranne che etica. Stato laico in società etica... etica cattolica, secondo il mio punto di vista. In questo modo si depontezierebbero sensibilmente molte leggi di questa nostra società del tutto anti-etica. Per raggiungere questo risultato - oggi ai limiti dell'utopia - si dovrebbe iniziare, così da raccogliere i primi frutti almeno fra 2, 3 generazioni. Già, ma chi inizia? Chi, se i cattolici sono ormai scomparsi politicamente e la Chiesa, onestamente, è una mediocre comunicatrice?
Quindi, il mio problema - per me lo è, ed è un problema non da poco - non è la contrapposizione tra "noi" e "loro". No. Il mio problema siamo "noi". A forza di contrapporci, a forza di attaccare l'altro si perde di vista la propria prospettiva, se stessi. Lo sa bene la sinistra, ma questa è un'altra storia che non mi interessa. Parliamo di "noi", di chi si identifica in quei valori fondamentali sopra abbozzati. Il resto è patteggiabile, passibile di compromesso, di mediazione, ma questi valori non lo sono. Altri la pensano diversamente? Bene! Ma sto parlando di "noi", e in questo "noi" vedrei bene - esistessero - quelle persone che hanno una visione antropomorfica di queste tematiche prossima a quella dei cattolici. Dico questo perchè pare che sostenere determinate posizioni sia sinonimo di "cattolico". E basta. Solo cattolico. Peggio ancora: sia sinonimo di "Chiesa".
In queste ultime elezioni la Consigliera Comunale torinese Federica Scanderebech ha deciso di lasciare l'UDC per la sua scelta - a mio avviso sciagurata ed eticamente suicida - di allearsi con una compagine politica al cui interno vi sono forze politiche ampiamente favorevoli a scelte in campo etico che non possono conciliarsi con una sensibilità cattolica. Invito a leggere la motivazione di un distacco, apparsa su "cittAgorà", periodico del Consiglio comunale di Torino (n° 112, 05/04/2010). Pur nella sua sinteticità, che costringe ad una brutale semplificazione dei contenuti, la motivazione della giovane politica torinese denota una coerenza condivisibile.
Personalmente trovo che per i cattolici votare sia estremamente complesso.
Personalmente trovo che essere cattolici e votare PD sia estremamente problematico, se non contradditorio.
Personalmente trovo che essere cattolici e votare PDL sia tutto sommato meno invasivo rispetto al voto dato al PD, ma non trovo in Berlusconi una grande sensibilità umana e politica nei confronti di queste tematiche.
Personalmente trovo che essere cattolici e votare UDC sia, pur con mille riserve, un atto certamente più coerente che sostenere i radicali che, lo ripeto, hanno tutti i diritti di questo mondo di esistere, ma non con i miei voti!
L'alleanza dell'UDC con la Bresso e con forze quali "Bonino-Pannella" mi ha spiazzato. Non solo: mi ha letteralmente sconvolto! Esagerazione? Non credo. Non per me, almeno, non per la Scanderebech, che vive la politica dal di dentro, ed è stata eletta nelle liste dell'UDC ed ha scelto di lasciare il suo partito di riferimento. Un simile "trauma" mi ha impedito di andare a votare. Ed è la prima volta! Non sono andato a votare per rabbia, delusione, coerenza, forse espressa sull'onda dell'istintività, ma in modo del tutto onesto, intellettualmente onesto. A tutt'oggi non sono pentito.
Mi chiedo cosa sia accaduto, politicamente intendo.
Mi chiedo come certe scelte siano possibili.
Me lo chiedo e mi rispondo da solo......
Mi chiedo se sia corretto, eticamente corretto, che l'elettorato di sensibilità cattolica sia sparso qua e là. Non diamo la "colpa" ai politici, ai nuovi assetti politici, alla storia, alla caduta del muro di Berlino, al crollo della DC, a Tangentopoli, alla Seconda Repubblica, alla Chiesa, al suo vecchiume e alle sue contraddizioni. Analizziamo piuttosto noi stessi e chiediamoci come sia possibile.
Personalmente ritengo che i cattolici dovrebbero unirsi in un partito che potrebbe essere anche l'UDC, ma un UDC che non sbandi a destra e a sinistra, un UDC che stia al Centro, un Centro diciamo... cattolico, fondato su una comunanza di vedute in campo etico e sociale. Tutto il resto si può discutere, ma l'allenza con forze antitetiche l'etica cattolica è pazzesco, è immorale secondo il proprio punto di riferimento, ovverosia il punto di riferimento cattolico.
Un Centro che sia indipendente rispetto alla Chiesa.
Un Centro che non sia assolutamente clericale.
Un Centro vicino alla sensibilità della Chiesa, ma formalmente e sostanzialmente slegato dalla Chiesa stessa, perchè essere vicini ad una determinata sensibilità non significa aderire in tutto e per tutto a quella stessa sensibilità.
E' un argomento a mio avviso epocale che pare non interessare nessuno, cattolici per primi che sono sparsi ovunque e su determinate tematiche, fondamentali per un cattolico, poco si eprimono e poco si informano.
C'è qualche cattolico che sente come sente il sottoscritto?
Sarebbe interessante approfondire questo argomento. Più che interessante direi vitale per l'esistenza stessa dei cattolici in Italia. Perchè, ricordiamocelo, non siamo del mondo, ma siamo nel mondo.
Si parla di identità delle sinistra, della destra... e "noi"?
Che identità abbiamo? Che identità sociale, politica, intellettuale abbiamo?
Personalmente sono convinto che il cattolico debba riprendersi i propri spazi, aumentare il proprio grado di penetrazione nella società civile (in totale indipendenza dalla Chiesa), rivolgersi anche ai non credenti o ai non cattolici che condividono i valori che sappiamo, confrontarsi col mondo protestante che per certi versi è distante dall'etica cattolica, coinvolgere i giovani così come è coinvolta Federica Scanderebech. La colpa non è solo della politica. La colpa è "nostra" e solo "noi" possiamo lanciare dei segnali forti a chi potrebbe rafforzare ulteriormente e sensibilmente il proprio peso, se dimostrasse di avere gli attributi giusti al posto giusto, dove devono stare. Al Centro, appunto.
4 commenti:
Condividio le tue posizioni. Mi chiedo quanto interessino alla "base" ormai dispersa. Se pensi alla Bindi...
Pensi che interessi a qualcuno?
Io non credo....
Trovo i tuoi commenti, le tue osservazioni assolutamente puntuali. Bisogna fare qualcosa, non solo a Torino, ovunque! Bisogna agire con menti non politiche, ma all'interno della politica. E lasciamo stare la Chiesa. Condividiamo e seguiamo i suoi valori, ma non tiriamocela dietro perchè è lontana dalla realtà della comunicazione moderna, non sa parlare. Seguiamo i suoi valori, seguiamo Cristo, ma non tiriamola dentro a dei progetti laici, eticamente direzionati, ma LAICI.
Filippo C.
Pensi che a qualcuno interessi, dopo le elezioni? Non credo... siamo un paese anestetizzato. Speranze? Non saprei......
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