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giovedì 31 luglio 2008

Quante vittime in Italia, anche vittime delle sette....

"Oggi, in Italia, ci troviamo di fronte a questa realtà, ovvero a migliaia di persone private del loro diritto di essere uomini, donne e, purtroppo, bambini, il tutto "grazie" a tecniche di condizionamento mentale e psicologico ormai conosciute e conclamate da anni." (prof. Francesco Bruno)
"Questo libro vuole essere scomodo. Vuole aprire una breccia nella conoscenza collettiva, che non è abituata ad ascoltare storie al limite del comprensibile, testimonianze quasi incredibili a causa della loro atrocità." (Caterina Boschetti, l'autrice)
Imbarcandomi nella realizzazione di questo Blog mi sono sentito moralmente in dovere, desiderando dialogare sulla Storia italiana, di segnalare il sito http://www.favis.org/main.html, un sito che nell'immagine usale che si ha della Storia, poco ci azzecca con la Storia stessa: l'Associazione Nazionale Familiari delle Vittime delle Sette. E invece no! Siamo abituati (ci hanno abituati e non molti si sono ribellati a questa abitudine) a considerare la Storia come un evento collettivo unicamente se raccontato, se veicolato attraverso lo scatolone della televisione, scatolone peraltro non negativo di per sè, intendiamoci. Insomma, se cade un albero in Amazzonia (ammesso che ce ne siano ancora) nessuno se ne accorge e quindi l'albero non è mai caduto. E invece è caduto, come tante vittime silenziose di questo sofferto Paese, il nostro. E' incredibile: negli anni '80 e '90, sconfitto il terrorismo, i vinti hanno avuto tutto lo spazio per parlare e le vittime che rappresentavano il vincitore (ossia lo Stato) non hanno avuto parte in casusa nella condivisione e nel superamento di quel terribile periodo che genericamente ricordiamo come "strategia della tensione" e "anni di piombo". Se non ci fossero stati così tanti morti e così tanti orfani e vedove, verrebbe da sorridere: di solito, alla fine di una guerra, i perdenti trascorrono una stagione della loro esistenza in silenzio, zittiti dalla sconfitta. Invece, con la lotta al terrorismo, specie di estrema sinistra, gli stessi terroristi, dopo essere stati sconfitti, hanno chiesto di superare una stagione definitivamente chiusa, ecc. ecc. e lo Stato, quello Stato così intransigente durante la lotta (vedi il caso Moro; il caso di Ciro Cirillo, invece, è tutta un'altra storia, segnata da una intransigenza un tantino più elastica rispetto a quella adottata con l'on. Moro...) si è dimostrato tanto magnanimo durante la pace. Ma ci sono altre vittime in Italia! Altre vittime sommerse, da salvare. E la giornalista Caterina Boschetti http://www.caterinaboschetti.it ci ha offerto un'opera che merita la massima diffusione: cliccate sull'immagine e leggete. E' la storia di persone che sono fuoriuscite dalla follia di una spiritualità che spiritualità non è, di una religione che è schiavitù, dipendenza... ma da cosa? da chi? per cosa? Persone uscite fuori, nuovamente alla Luce. E' anche questa Storia italiana, quella storia che viene fuori unicamente quando scoppia la bomba, vedi, ad esempio, il caso delle "Bestie di Satana". Il sito della stessa Caterina Boschetti merita assolutamente una visita, anche per conoscere, attraverso i rimandi segnalati nella sezione Link e Partner, una Storia italiana non così diffusa, non così conosciuta, tanto a me mai potrà capitare di finire in certi giri....

domenica 20 luglio 2008

Destra estrema e criminale: un mondo poco conosciuto...

Negli ultimi anni si è discusso, e si discute - con modesta eco mediatica, a dire il vero - sul dolore, sulla sofferenza delle vittime del terrorismo. Lo si è fatto anche su questo blog.
Paradossalmente, in questo assordante e strumentale silenzio degli innocenti - volendo riprendere il titolo del libro di Fasanella e Grippo, consigliato in questo blog nel post del 10 giugno '08 - le vittime del terrorismo più fortunate (e sottolineo il corsivo) sono quelle di sinistra, non perchè abbiano avuto più occasione di farsi sentire rispetto a quelle causate dal terrorismo cosiddetto nero, ma in quanto il terrorismo rosso (e, indirettamente, le sue vittime ovvero nome-cognome-professione-data dell'assassinio e poco altro ancora...) ha avuto ampio spazio per dibattiti, libri, interviste e quant'altro. Tuttavia, in questo Paese dalla memoria selettiva, incapace di ricordare ed analizzare a 360°, esiste un altro universo, altrettanto drammatico, conflittuale e complesso, poco trattato, poco spiegato, poco considerato, tanto, implicitamente, è ancor più colpevole dell'altro, di quello rosso. E' il mondo dei fascisti, dei fasci, della destra estrema e criminale, quella extraparlamentare che considerava il MSI e la sua politica troppo pantofolaia. E' una realtà politica, sociale e culturale che è stata protagonista (assieme all'altra, da alcuni, al principio, chiamata "i compagni che sbagliano"; gli altri, invece, erano solo fasci, e tanto basta) di quella guerra civile (in qualche modo civile) che va sotto il nome di anni di piompo, nel terribile ruolo di carnefice e vittima. Questo mondo è stato spesso associato allo stragismo (il brigatista, tanto per intenderci, spara al simbolo; il terrorista di destra è stragista ed immancabilmente legato ai settori deviati dello stato, servizi segreti in testa), ma la realtà è molto più complessa, ramificata, stratificata e diversificata (soprattutto diversificata) rispetto ad una lettura semplicistica e poco incline all'autentica analisi. Questo Paese, ahimè, sembra poco interessato a ricordare, nella sua globalità, il doloroso passato che l'ha sconvolto. Suggerisco quindi alcuni testi, attraverso i quali si avrà modo di ricostruire un'epoca non ancora lasciata alle spalle (come per molti italiani lo fu la guerra civile '43-'45) per via dello sciagurato viziaccio di non affontare mai il passato, se non in funzione politica e quindi strumentale, inutile, dannosa per tutti.
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Testi suggeriti:
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Storia dei servizi segreti in Italia, di Giuseppe De Lutiis, Roma, Editori Riuniti, 1984;
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Piazza Fontana, di Fabrizio Calvi, Frederic Laurent, Milano, Mondadori, 1997;
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Foto di gruppo da Piazza Fontana, Milano, Melampo Editore, 2005;
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Cuori Neri, di Luca Talese, Milano, Sperling & Kupfer Editori, 2006;
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Storia Nera, di Andrea Colombo, Milano, Cairo Editore, 2007;
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I terroristi della porta accanto, di Piero A. Corsini, Roma, Newton Compton Editori, 2007;
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Destra estrema e criminale, di Mario Caprara, Gianluca Semprini, Newton Compton Editori, 2007;
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Segreti di Stato, di Sandro Neri, Roma, Aliberti Editore, 2008;
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La sottile linea nera, di Mimmo Franzinelli, Milano, Rizzoli, 2008.

lunedì 14 luglio 2008

Vittorio De Sica si "confessa"...




Un piccolo omaggio ad un grande artista italiano, tratto da "Grand Hotel" del 9 giugno 1956.

lunedì 7 luglio 2008

Cosa fare con questi figli? Consigli e perplessità direttamente dal 1951


Se nel post del 18 giugno si è toccato l’argomento figli/educazione calato nel contesto di fine anni ’60, oggi propongo una lettera di un lettore della rivista “Epoca” del 9 giugno 1951 e le relative risposte di un direttore di scuola elementare, di un giudice del tribunale dei minori, di un impiegato, di una pittrice. I toni e gli argomenti, persino la forma, sono, ovviamente, distanti dall’articolo “Il bambino programmato” del 7 aprile 1970 (post del 18 giugno). Leggendo lettera e risposte, vecchie di quasi 60 anni, mi rendo conto che malgrado il trascorrere del tempo e il susseguirsi delle generazioni, la storia dell’educazione nel nostro Paese non è, come dire, compartimentata, divisa in blocchi rappresentati dalle varie epoche, pre e post ’68, volendo tracciare un’ideale spartiacque tra due concezioni della vita, della società, dei rapporti, ecc. Leggendo la breve lettera e i 4 interventi, ho rivisto storie familiari concrete, vissute attorno a me. Insomma, il passato che non viene mai del tutto superato. Sacche di resistenza non in asse coi tempi, a prescindere dalla bontà o meno del presente e del passato. 1951, 2008: epoche così lontane da risultare impossibile un accostamento, seppur minimo, eppure la lettera e le 4 risposte contengono molti elementi sui quali riflettere, allora come oggi e, pre o post ’68 a parte, una serena, equilibrata e non strumentale lettura del passato può condurci a delle riflessioni tutt’altro che datate.